Category:Bibliotheca sive Thesaurus virtutis
Eng: The Bibliotheca sive thesaurus virtutis is a gallery of engravings, printed in 1627 by William Fitzer. It contains the works of engravers Theodor de Bry & sons, which were previously included in the Icones quinquaginta virorum illustrium (1597). The original idea, as conceived by authors Jean-Jacques Boissard and Theodor de Bry, was to publish a work of biographies and portraits of men of virtue, especially from the Protestant Confession. This volume, however, is devoided of all biographies and probably contains some engravings that were not in the Icones. Indeed, Fitzer inherited some of Bry family's works, and utilized them for his own typography. All the photos are taken from the copy owned by the Municipal Library of Trento.
Vedi Progetto GLAM 2018/2019.
Dalle Icones alla Bibliotheca sive thesaurus virtutis: la lunga vita delle incisioni.
[edit]Le Icones quinquaginta virorum illustrium sono un volume che contiene 50 ritratti di uomini illustri accostati da componimenti encomiastici in latino. L’opera fu composta a partire da un'idea dell'umanista riformato Jean-Jacques Boissard. Egli pensò infatti alla pubblicazione d'una serie di biografie esemplari, sul modello delle Vitae cristiane, accompagnate da altrettanti ritratti: coinvolse pertanto nel progetto l'incisore belga Theodor de Bry[1].
Nel volume, stampato nel 1597, alle incisioni di Bry si alternano così i testi di Boissard[2]. Nell'introduzione al lavoro, l'incisore scrive: “[…] nunc clarissimo viro […] Boissardo negocium novum facessere non desisterim […] atque novum et primum hunc Tomum ex sententia perfectum foras ambo daremus”[3]. Da queste parole sembrerebbe di capire che egli avesse pensato sin dal principio a un secondo 'tomo', ma che il suo fosse più un auspicio, che un accordo già preso con Boissard. Il titolo posto sul frontespizio (“quinquaginta”), e il fatto che le due 'sezioni' furono pubblicate separatamente sembrerebbero venire a sostegno di questa ipotesi. Ad ogni modo, la seconda parte fu effettivamente stampata l'anno successivo[4], e noi non possiamo sapere se i due tomi furono a quest'altezza riuniti in un volume oppure se potessero avere anche una commercializzazione autonoma. Sappiamo però che successivamente alla morte di Bry, avvenuta nel 1598, uscì quella che voleva essere idealmente una terza parte dell'opera, per il lavoro e le spese degli eredi dell'incisore: oltre a finanziare la stampa, ancora una volta di Matthaeus Becker, provvidero essi stessi alle nuove immagini, per accompagnare i testi scritti da Johann Adam Lonicer[5]. Sempre per le mani dei figli del defunto Bry e prima del volgere del secolo, le Icones furono continuate con una nuova e quarta parte[6].
A questo punto era logico che a qualcuno venisse in mente di riunire le quattro opere in un unico volume, e difatti conosciamo con certezza almeno un'edizione di una simile raccolta (a nome Bibliotheca sive thesaurus virtutis) risalente al 1627[7]: i ritratti contenuti sono a questo punto più o meno 200[8]. Qui il frontespizio attribuisce la paternità dei testi sempre a Jean-Jacques Boissard (disconoscendo pertanto il lavoro di Lonicer), mentre la totalità delle incisioni (comprese quelle del padre) a Johann Theodor de Bry, che era peraltro morto nel 1623[9]. Nonostante il frontespizio annunci la presenza dei testi delle biografie a firma di Boissard, questi non si ritrovano però nel volume, come vedremo poi nell'esemplare conservato a Trento. Negli anni successivi si aggiunsero, probabilmente utilizzando questa raccolta come base, le incisioni di Sebastian Furck e i testi e i ritratti di Klemens Ammon (1645-1652). Ancora nel 1664 si registrano nuove aggiunte, sempre di Ammon, ma anche di Mathias von Seure e Wilhelm C. Heim[10]. L'ultima edizione conosciuta, con il titolo di Biblitoheca chalcographica, risale al 1669 (che a noi non è stato però possibile consultare)[11]. In un'edizione precedente della stessa opera, risalente al 1650, si evince che i testi delle biografie, anche in questo caso, non erano stati inseriti: ciò ci porta a supporre che la stessa situazione si sia ripetuta per quella del 1669[12].
Sulla tradizione e l'evoluzione delle Icones
[edit]Per comprendere un po' meglio la trafila della tradizione delle Icones, è forse il caso di soffermarci brevemente sulle vicissitudini che seguirono la morte di Johann Theodor de Bry. Quest'ultimo ebbe in gestione (assieme ai fratelli) l'“Officina Bryana”: continuò pertanto l'attività tipografica che il padre aveva affiancato a quella di incisore. William Fitzer, che proveniva dall'Inghilterra, sposò la figlia di Johann Theodor, Susanne de Bry, e in seguito alla morte del suocero prese egli stesso a dirigere l'impresa di famiglia (assieme a un altro genero di Bry). Poco tempo dopo i soci si divisero, decretando la fine della tipografia, e i due si spartirono, tra le altre cose, pure le incisioni: i ritratti che finirono nelle mani di Fitzer furono da quest'ultimo impiegati nella Bibliotheca sive thesaurus virtutis[13]. In aggiunta a ciò, egli si valse pure, nel corso della sua attività di tipografo, del lavoro dell'incisore Paul de Zetter, e pertanto questo può spiegare la presenza di alcune sue calcografie nell'esemplare ora a Trento[14]. William Fitzer fu un editore mediocre (lo testimonia, come vedremo, la Bibliotheca sive thesaurus virtutis), oltreché poco attivo[15]: quindi forse maggiormente propenso a tentare di monetizzare quanto più possibile il materiale in suo possesso, piuttosto che ambire ad un prodotto di qualità.
Giusto per completare la nostra ricostruzione: Johann Ammon (forse quello che poi noi abbiamo trovato come Clemens o Klemens Ammon, oppure un suo parente) fu secondo genero di Johann Theodor (sposò un'altra delle figlie dell'incisore\tipografo) e anche a lui rimasero alcune delle incisioni e dei lavori della famiglia Bry[16]. Difatti, “in 1645 Johan Ammon used some of Fitzer's remaining plates to produce a new edition of Boissard's Icones virorum illustrium, without referring to the englishman”[17]. Questo è, in estrema sintesi, il quadro della tradizione e dell’evoluzione delle Icones, dalla loro prima pubblicazione tardo Cinquecentesca all’ultima edizione del medio Seicento.
La Bibliotheca sive thesaurus virtutis di Trento
[edit]La Biblioteca comunale di Trento conserva, con segnatura GI 1 v. c 41, la raccolta dal titolo Bibliotheca sive thesaurus virtutis, stampata nel 1627 da William Fitzer. Sul verso del piatto anteriore compare una nota di possesso risalente al 1729, di tale L. G. Volta. Il volume si apre con una prefazione di Theodor de Bry: si tratta del testo che iniziava le Icones quinquaginta virorum illustrium del 1597[18].
La Bibliotheca sive thesaurus virtutis di Trento è però, come già accennato, sprovvista di tutte le biografie che erano invece incluse nelle Icones: contiene infatti solo una lunga serie di ritratti (in questo senso è simile alla successiva Bibliotheca Chalgographica) per un totale di 180. Le incisioni attribuibili con certezza a Theodor de Bry (perché riportano le sue iniziali) sono 97, mentre ben 72 risultano sine nomine (manca la firma dell'autore): forse alcune tra tutte queste, pure, sarebbero da ascrivere ai figli dell'incisore. Ancora, 7 ritratti sono a firma Paul de Zetter e alcuni di essi datati 1629 e 1628: il volume è invece stato stampato, stando al frontespizio, nel 1627; in aggiunta a ciò, Paul Zetter non risulta aver mai inciso per le Icones o le loro successive edizioni. Per finire, abbiamo altre due incisioni firmate D. P., una con firma E. N., e un'altra di F. Hulsius.
Tra le vere e proprie calcografie si trovano alcuni ritratti, ritagliati da altre opere e successivamente attaccati alle carte del volume. Il nostro esemplare contiene dunque molto probabilmente alcuni casi di rimaneggiamenti successivi alla stampa (in uno o più momenti diversi), ad opera dei vari possessori del volume (o forse solo uno di loro). Oltre oppure in opposizione a questo, vi è la concreta possibilità che la raccolta sia stata stampata in realtà nel 1629, vista la datazione di alcuni dei ritratti di Zetter, i quali sarebbero stati aggiunti da Fitzer ai lavori della famiglia Bry (assieme ad altre calcografie le più disparate). Le carte sono numerate a matita, da una mano che potrebbe essere successiva al XVII secolo: con qualche errore nella numerazione, si va dall' 1 al 176. I ritratti sono solitamente posti sul verso, tranne che per 3 casi: i recti delle carte 7, 14 e 15.
A ben guardare, risulta evidente che la maggior parte dei probi viri inclusi nel volume rientra nel novero del cristianesimo cosiddetto 'riformato': troviamo infatti Bucer, Melanchthon, Zwingli, Giorgio III di Anhalt-Dessau, Sleidan e qualche altro minore. In aggiunta a questo nucleo diciamo così 'protestante', troviamo i personaggi più svariati: da Bartolo da Sassoferrato a Jacopo Sannazzaro, da Poliziano a Baldo degli Ubaldi. Ovviamente, l'ammaestramento del buon cristiano protestante comprendeva, oltre all'esempio dei rappresentanti più evidenti della fede riformata, anche quello di esponenti del mondo culturale (ma non solo) precedente le tesi di Lutero: distanti dalle polemiche religiose del XVI secolo, essi potevano essere presi ad esempio da tutte le chiese.
Per concludere, è appurato che la Bibliotheca sive thesaurus virtutis sia stata stampata riutilizzando le lastre preparate da Bry e i suoi figli, senza l'intenzione di inserire invece i testi delle biografie: forse il tentativo di un editore un po' in affanno di mettere a frutto il proprio materiale, con i pochi mezzi e la scarsa perizia di cui era dotato.
Note
[edit]- ↑ Per questa sorta di 'genesi del'opera' vedi Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, Icones quinquaginta virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaes Becker, 1597, Praefatio.
- ↑ Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, Icones quinquaginta virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaes Becker, 1597. Vedi, per la partizione dell'opera nelle sue successive versioni e un breve riassunto della sua tradizione https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3489637&partId=1&people=124399&peoA=124399-2-60&page=1, alla voce “Curator's comment”, trovato il 07/05/2019.
- ↑ Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, Icones quinquaginta virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaes Becker, 1597, prefazione di Theodor de Bry.
- ↑ Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, II pars. Icones virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaes Becker, 1598.
- ↑ Johann Theodor de Bry, Johann Israel de Bry & Johann Adam Lonicer, III. pars Iconum virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaeus Becker, 1598. Vedi il frontespizio dell'opera https://archive.org/details/gri_iconesqvinqv02bois/page/n7, trovato il 07/05/2019, ed in più, sulle nuovi parti aggiunte, vedi sempre la voce “Curator's comment” in https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3489637&partId=1&people=124399&peoA=124399-2-60&page=1, trovato il 07/05/2019.
- ↑ Johann Theodor de Bry, Johann Israel de Bry & Johann Adam Lonicer, IV pars. Iconum viros virtute, Frankfurt am Mein, Matthaeus Becker, 1599.
- ↑ Johann Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, Bibliotheca sive thesaurus virtutis, Frankfurt am Mein, William Fitzer, 1627. Le due successive edizioni (1628, 1631) non sembrano comportare variazioni sostanziali.
- ↑ Voce “Curator's comment” in https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3489637&partId=1&people=124399&peoA=124399-2-60&page=1, trovato il 07/05/2019.
- ↑ Thieme & Becker, Allgemeines Lexikon der Bildenden Kunstler von der antike bis zur gegenwart, vol. V., Leipzig, 1911, Bry Johann Theodor de, p. 162.
- ↑ Voce “Curator's comment” in https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=3489637&partId=1&people=124399&peoA=124399-2-60&page=1 ,trovato il 07/05/2019.
- ↑ Jean-Jacque Boissard und Theodor de Bry, Bibliotheca Chalcographica hoc est virtute et eruditione clarorum virorum imagines, Heidelberg, Clemens Ammon, 1669.
- ↑ A tal proposito vedi una delle precedenti edizioni, sempre stampata da Ammon: Jean-Jacque Boissard und Theodor de Bry, Bibliotheca Chalcographica hoc est virtute et eruditione clarorum virorum imagines, Heidelberg, Clemens Ammon, 1650 per come è digitalizzata su https://archive.org/details/bibliothecachalc00bois. Trovato il 15\05\2019.
- ↑ M. van Groesen, The Representations of the Overseas World in the De Bry Collection of Voyages (1590-1634), Brill, Leiden-Boston, 2008, pp. 100-103.
- ↑ M. van Groesen, The Representations of the Overseas World in the De Bry Collection of Voyages (1590-1634), Brill, Leiden-Boston, 2008, p. 101.
- ↑ E. Weil, William Fitzer. The publisher of Harvey's De motu cordis. 1628 in The Library, Volume s4-XXIV, Issue 3-4, March 1944, p. 150.
- ↑ M. van Groesen, The Representations of the Overseas World in the De Bry Collection of Voyages (1590-1634), Brill, Leiden-Boston, 2008, p. 101.
- ↑ M. van Groesen, The Representations of the Overseas World in the De Bry Collection of Voyages (1590-1634), Brill, Leiden-Boston, 2008, p. 101.
- ↑ Confronta: Jean-Jacque Boissard und Theodor de Bry, Bibliotheca sive thesaurus virtutis, Frankfurt am Mein, William Fitzer, 1627, Praefatio; e Theodor de Bry & Jean-Jacques Boissard, Icones quinquaginta virorum illustrium, Frankfurt am Mein, Matthaes Becker, 1597, Praefatio. Quest'ultima anche all'indirizzo https://archive.org/details/iconesquinquagin00bois/page/278, trovato il 07/05/2019.
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