File:CHIESA DI SAN MAURIZIO-GRAVELLONA TOCE 29-01-2012.jpg

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Italiano: La chiesa è il più antico e significativo monumento gravellonese, menzionata per la prima volta come “chiesa di S. Maurizio della Corte di Cerro” in un documento del 1023 nel quale viene donata all’abbazia di Arona, insieme a tre parti della Corte di Cerro, dai coniugi Ricardo e Anselda.

La costruzione che si è conservata è frutto di interventi architettonici del XII secolo, attuati su quell’edificio che nacque come chiesa annessa a una struttura fortificata e a una corte lungo la viabilità principale che conduceva verso l’Ossola. Citata successivamente nel 1025, 1028 e 1152, quando il castrum e la vicina chiesa erano sotto la giurisdizione di componenti della nobile famiglia dei conti De Castello. Il castrum fu distrutto nel 1310 dai ghibellini novaresi durante le contese con i guelfi, cui i conti di Crusinallo, che in quell’epoca erano i signori del luogo, avevano dato rifugio; la chiesa venne invece risparmiata e restò isolata nella campagna come oratorio alle dipendenze della parrocchiale di Casale Corte Cerro. Proseguì il suo utilizzo per il culto, come attestano gli affreschi fatti eseguire da committenti di rango nel XV e XVI secolo e nel 1630 vi fu eretta una cappellania per la celebrazione delle messe domenicali, in attesa che venisse approntata la nuova parrocchiale di Gravellona Toce. Dopo questo breve periodo di utilizzo allargato, la chiesa perse di importanza fino al 1823, quando, a seguito dell’individuazione dell’area come adatta all’erezione del cimitero comunale, divenne chiesa cimiteriale. I continui ampliamenti del cimitero nel corso del XIX secolo furono accompagnati da modifiche strutturali della chiesetta, che venne privata della sacrestia e del portico in facciata. In quel secolo fu anche demolita l’abside e mutato l’orientamento, non si sa se per problemi strutturali o per agevolare la viabilità lungo l’adiacente strada del Sempione. Nel 1925 si iniziarono una prima serie di restauri, sotto la guida dell’architetto Vittorio Mesturino, con la rimozione di parte degli intonaci e il recupero di parte degli affreschi antichi. Dal 1956 in poi, si tentarono varie volte di avviare lavori di recupero, senza successo fino al 1973-74, quando un comitato allora costituitosi, riuscì a sistemare la copertura con la rimozione delle volte a crociera, il ripristino delle capriate e la sistemazione della zona dell’altare.Nella primavera del 2023 sono iniziati altri lavori di restauro ancora in corso.È una costruzione romanica a blocchi di pietra locale, sembra in parte ricavati da una vicina torre romana. Decorate esternamente da archetti pensili, le pareti hanno ampie finestre rettangolari in luogo delle originarie monofore; a metà del fianco sud, tripartito da due lesene, si apre una porta trabeata. Sul fianco settentrionale si eleva il campanile a struttura indipendente ma direttamente collegato alla chiesa. La parte inferiore, anch’essa in scampoli di pietra locale, sembra risalire agli ultimi decenni del secolo XI; di non molto posteriori le sovrastanti specchiature, delimitate da archetti ciechi e aperte da monofore e bifore a gruccia; invece la cella campanaria, con la sovrastante cupola ottagonale, è un’aggiunta dell’800. Di grande interesse sono gli affreschi interni, del XV e XVI secolo, di cui solo una parte è stata messa in luce dai restauri del 1925 e poi degli anni ’70 del XX secolo; altri restano ancora da scoprire sotto lo spesso strato di intonaci. Ciò che oggi si vede sono pitture di almeno tre mani diverse. Un artista del Quattrocento affrescò i riquadri con la “Madonna del Latte” e “sant’Antonio abate” sulla parete meridionale. Tommaso Cagnola (Novara, documentato dal 1479 al 1509) invece realizzò due grandi riquadri con la figura di “san Maurizio”, in un caso affiancata dal committente , nell’altro da un pannello con la “Madonna in trono”. Iscrizioni ci indicano la data 1501 e il committente tale Antonio Saltia da Pedemonte. Sempre al Cagnola sembra da attribuire “l’Annunciazione” originariamente posta nell’arco di ingresso al presbiterio, ora in controfacciata .

Il registro superiore della parete settentrionale è occupato da “san Maurizio a cavallo con figura di committente inginocchiato” e da “san Francesco che riceve le stimmate”, nei quali si riconosce la mano dell’ossolano Giacomo da Cardone (Montecrestese 1530 – 1590 ca.). Sulla parete meridionale si legge con difficoltà anche una scena col martirio di santo Stefano e altri Santi, e, affioranti degli intonaci, un volto di Madonna addolorata e una figura di Santo .
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Author Cecilia Telesca

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