File:1884-Zuliani-Siro-suicidio-de-un-milionario-01.jpg
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Italiano: El suicidio de un milionario |
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Source | La Discusión (Madrid. 1856). 10/4/1884, n.º 1.593, página 3 |
Author | Albertomos |
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Il suicidio di un milionario
Siro Zuliani, duca di Santo Stefano, si è suicidato a Mantova, dopo aver dilapidato una colossale fortuna.
Era un impiegato della ditta di commercio di Laschi a Verona, dove guadagnava 200 lire al mese oltre a qualche gratifica.
La moglie di Siro apparteneva alla clsse più umile del popolo, e lui stesso godeva appena di una modesta posizione.
Improvvisamente cominciò a spendere denaro a piene mani; fece costruire un palazzo che ammobiliò con un lusso inaudito, occupandosi contemporaneamente delle famiglie povere di invalidi a cui dedicava grandi opere di carità.
Tutta la città di Verona era ammirata da un simile mutamento; uno spiritoso disse: Senza dubbio Zuliani ha trovato un’anfora piena di oro, e questa deve essere la causa della sua fortuna.
La frase corse di bocca in bocca, e essendo giunta all'orecchio dell’interessato, questi fece esporre in uno dei negozi più frequentati dai veronesi una grande anfora con il seguente cartello: “Questa è la famosa anfora trovata dal duca di Santo Stefano”.
La casa Laschi sospettò che forse il segreto della fortuna di Siro avesse a che fare con una frode ai danni della sua cassa o dei suoi creditori, ma alla luce delle indagini fatte a tal riguardo, questi sospetti risultarono infondati.
Alla curiosità del pubblico e di alcuni suoi amici Zuliani rispose sempre: E’ un segreto che scenderà con me nella tomba.
A seguito di un piccolo alterco con i Laschi per un errore fatto nel trascrivere una partita di 8.000 libbre nel bilancio della casa, senza che questo alterasse i risultati del bilancio stesso, lo Zuliani si impegnò a rifarlo per trovare l’errore e si portò a casa i registri.
All’arrivo a casa si mostrò preoccupato e di umore tetro, disse alla moglie che doveva lavorare tutta la notte, si chiuse nella sua stanza e bruciò con il petrolio tutti i registri. Dopo questo fatto partì per Mantova dove ha posto fine ai suoi giorni, lasciando la seguente lettera: I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa.
Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.”
Il segreto della ricchezza del duca di Santo Stefano è sceso con lui nella tomba, senza che sia potuto acquisire alcun dato o sospetto.
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